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Qui essi fondarono la colonia di Pixous. A testimonianza di ciò una rarissima serie di antiche monete, recanti, in caratteri arcaici, i nomi coniati di Sirinos e Pixoes, riferentisi, rispettivamente, alle popolazioni delle due città di Siri e Pixous. Il nome "Pixous", dalla radice "PYX", deriva dal bosso (buxus semprevivens), arbusto sempreverde delle buxacee (simbolo della giovinezza e della forza, del coraggio, della perennità del pensiero e dell' opera; ornamento dello stemma comunale di Pisciotta). Dall'etimologia greca e da quella latina derivano i nomi di Pixous, Pixo, Pixunte, Buxentum e Bussento.

Nel 194 a.C. la pixous greca divenne la Buxentum romana e nel 915, quando questo centro viene depredato e bruciato dai saraceni di Agropoli, ne ha già cambiato il nome latino in quello attuale di Policastro. È l'anno 915 a segnare la nascita di Pisciotta: Gli abitanti di Bussento, dopo che i saraceni di Agropoli assalirono, saccheggiarono e diedero alle fiamme il loro villaggio, cercarono scampo sui monti e sulle alture circonvicine.

Molti si trasferirono al di là dei promontorio di Palinuro, dove formarono un piccolo villaggio, che chiamarono, in ricordo della perduta patria, Pixoctum, cioè piccolo Pixous. Da Pixoctum si ebbero poi Pixocta, Pissocta e Pisciotta. Nulla però si conosce dei primi anni di vita del nuovo borgo e solo nel XII secolo, sotto Guglielmo II, troviamo per la prima volta il toponimo Pissocta, posseduta come feudo da Niello, suo cittadino.

È del 1144 il documento più antico che riporta il nome di Pisciotta, il Catalogus Baronum. L'anno 1464 segna poi per il paese uno sviluppo notevole allorquando gli abitanti superstiti di Molpa, in seguito alla distruzione del loro villaggio si rifugiarono a Pisciotta. Fino al 2 agosto 1806, quando Giuseppe Bonaparte re di Napoli decretò finita la feudalità.

I Caracciolo (1270), i Sanseverino (nel 1400), i Pappacoda (1590), sono alcune delle famiglie (tra le più potenti del regno) ad averne avuto il possesso. Fra i tanti passaggi è da segnalarsi quello del 1554 a don Sancho Martinez de Leyna, capitano generale delle regie galee per 17.000 ducati. Nel 1578 il Capitano la rivendette a don Camillo Pignatelli per 30.000 ducati.



Da segnalare sono altresì due sacerdoti locali eletti vescovi: Luigi Pappacoda, nominato Vescovo di Capaccio nel 1635 e di Lecce nel 1639; Giovanbattista de Bellis di Rodio, Vescovo di Telese.

Nel 1708, con i suoi 2.163 abitanti, è tra i popolosi e importanti paesi a sud di Salerno.



Dal 1811 al 1860 è stato capoluogo dell'omonimo circondario appartenente al Distretto di Vallo del Regno delle Due Sicilie.

L'anno 1806 fu teatro di duri scontri tra francesi e borboni. La guerra tra francesi e spagnoli, i moti del Cilento e l'epopea garibaldina, a cui, in nome dell'indipendenza e della libertà, presero parte numerosi cittadini pisciottani, sono i grandi avvenimenti della storia che coinvolsero il paese. Il Cenotafio di Palinuro, il castello, le torri di avvistamento, la chiesa di S. Pietro e i palazzi padronali, sono alcune testimonianze di questo passato, tramandate fino ai nostri giorni.

Dal 1860 al 1927, durante il Regno d'Italia è stato capoluogo dell'omonimo mandamento appartenente al Circondario di Vallo della Lucania.