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SCHEDA INFORMATIVA A CURA DI ARCHEMAIL

Comune: POLLA (Sa)
Sito archeologico: Materiali di reimpiego, epigrafi, "Elogium di Polla"
Ubicazione: Nel centro abitato in località San Pietro nei pressi della taverna, in località Tempio e in località Taverne (via dell'Elogium)
Ente di riferimento: Soprintendenza Archeologica di Salerno
Modalità di visita: Liberamente visibili
Cenni storici:

Nella parte settentrionale del Vallo di Diano fra le catene montuose degli Alburni e della Maddalena è ubicato il comune di Polla. Esso presenta una conformazione urbanistica tipicamente medioevale, anche se l’insediamento umano nel territorio risale almeno a 5000 anni prima di Cristo. I numerosi oggetti in bronzo (spilloni, rasoi, braccialetti) venuti casualmente alla luce nel 1956, nella grotta che si apre al di sotto del convento di S. Antonio, ai piedi dell’omonima collina, testimoniano la convivenza remota di uomini e donne nel sito e sottolineano inoltre la loro naturale tendenza alla cura ed all’ornamento del proprio corpo. I reperti hanno in più consentito di stabilire che la grotta fu abitata fino al V secolo a.C. da quei pastori nomadi che stagionalmente risalivano il corso del Tanagro per trovare qui un sicuro rifugio. Il rinvenimento nelle sepolture di alcuni frammenti di ceramica greca hanno permesso di stabilire orientativamente la datazione di uno stanziamento delle popolazioni elleniche provenienti da Posidonia (odierna Paestum) e da Elea ( Velia) nel Vallo: siamo nel V secolo a.C.. Il Lapis Pollae, un’epigrafe del II secolo a.C. costituisce una testimonianza fondamentale della dominazione romana nel luogo. Essa è incastonata in un cippo collocato oltre il Tanagro dove oggi si trova il borgo S. Pietro. L’iscrizione ha preso il nome di Elogium in riferimento al suo contenuto. In essa l’autore, il console Tito Annio Lusco, si vanta di aver introdotto l’agricoltura in luogo della pastorizia e soprattutto di aver voluto la costruzione della strada e del Forum Anni. Quest’ultimo era un agglomerato di case edificato intorno al 153 a.C. lungo l’omonima strada al fine di offrire la possibilità ai viaggiatori di una sosta e di un ristoro. Il foro costituirà il nucleo originario del paese, che prenderà il nome di Polla. Altra testimonianza romana, risalente ai tempi di Nerone (prima metà del I secolo d.C.), è il Mausoleo di Gaio Uziano Rufo (latino per nascita e probabile abitante del Forum) fatto erigere dalla moglie Insteia Polla, per tramandare ai posteri il nome e la memoria di questo uomo valoroso. Della dominazione bizantina non restano tracce, tuttavia i suoi effetti sono riscontrabili nella presenza, fino alla metà del Cinquecento, del rito greco nelle chiese di Santa Maria e San Nicola dei Greci, nel tipico costume delle donne pollesi ed in alcune forme linguistiche grecizzanti. Con la caduta dell’Impero Romano, si susseguirono nel Vallo le più violente e devastanti dominazioni barbariche: goti, longobardi e saraceni attraversarono l’intera penisola Italica percorrendo le vie principali e proprio per questo motivo il Forum Annio subì svariati attacchi, inducendo i suoi abitanti a spostarsi in un luogo meno esposto su una vicina collina al di là del fiume. In questo sito intorno al X secolo sorse un primo nucleo abitativo, protetto da solide mura con torri e torrioni che espandendosi fu denominato Castrum Pollae. Il toponimo apparve per la prima volta nel 1086 in un atto di donazione del monastero di San Pietro e della chiesa di Santa Caterina alla Badia di Cava da parte di Asclettino, signore di Polla e conte di Sicignano. L’antico Castrum Pollae fu inserito nel Principato Longobardo di Salerno ed Avellino, dipendente dalla provincia di Benevento. Non si conosce né l’anno preciso in cui Polla conobbe l’inizio del sistema feudale, né i nomi dei primi feudatari.

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Illustrazione del sito:

Al margine meridionale della frazione S. Pietro dell'attuale comune si conserva una iscrizione su lastra marmorea della seconda metà del II secolo d.C. nota come Lapis Pollae (CIL X, 6950) rinvenuta nel XVII secolo ed oggi reimpiegata in un monumento moderno. Dal testo dell'epigrafe su quindici righe (viam fecei ad Regio ad Capuam et/in ea via ponteis omneis miliarios/tabelariosque poseivei. Hince sunt /Nuceriam meilia LI, Capuam XXCIIII/Muranum LXXIIII, Cosentiam CXXIII, Valentiam CLXXX/ad Fretum ad/statuam CCXXXI, Regium CCXXXVII/Suma af Capua Regium meilia CCCXXI/Et eidem praetor in/Sicilia fugiteivos Italicorum/conquaeisivei redideique/homines DCCCCXVII eidemque/primus fecei ut de agro poplico/aratoribus cederent paastores/Forum aedisque poplicas heic fecei) si ricava che un personaggio di rango, di cui non si conosce il nome in quanto manca il primo rigo (forse si tratta di Publio Popilio Lenate console nel 132 a.C.), provvede a costruire la via da Reggio a Capua, facendone sistemare tutti i ponti, i miliari e i tabellari; cattura durante la pretura in Sicilia degli schiavi fuggitivi italici restituiendoli ai loro padroni; fa in modo che la terra pubblica fosse ceduta dai pastori agli agricoltori; costruisce in questo luogo un foro ed edifici pubblici. Dell'edificazione del nucleo ricordato nell'iscrizione, però, nulla è conosciuto. Doveva trattarsi di un foro (noto anche dalla Tabula Peutingeriana con il nome di Forum Popili) ubicato nello stesso luogo dove ora si trova l'epigrafe, lungo l'antica via Capua-Reggio. Gli stessi resti archeologici della via sono scarsissimi e non tutti sicuri: vari tratti di essa rimasero in uso fino ad epoca moderna. Il tracciato generale è quasi lo stesso della SS 19 "delle Calabrie". La mancanza del nome del costruttore della strada impedisce di fissare la cronologia dell'opera e di metterla in un preciso rapporto con la riforma agraria dei Gracchi. L'interesse del testo risiede nella viva testimonianza circa le prevalenti attività produttive svolte nel territorio in quell'epoca e circa la politica di riassestamento dell'economia agricola perseguita dalla repubblica romana dopo l'occupazione dell'Italia meridionale.

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Nell'odierno nucleo urbano troviamo reimpiegate tra le murature di molti edifici pubblici e privati diversi materiali architettonici di epoca romana. Il paese stesso deriva la sua denominazione da quella della tomba a tumulo che nel I sec. d.C. una Insteia Polla dedicò al marito C. Uziano Rufo e di cui i ruderi sono oggi visibili nella località "Tempio". Si tratta di un monumento funerario a tamburo con nucleo interno in opera cementizia e camera sostruttiva interrata, mentre sopra al dado di base si sviluppa un cilindro, suddiviso da un fregio rampicante che correva tutt'intorno, nel cui spessore è ricavata la cella sepolcrale voltata a botte e illuminata da due fessure. Originariamente il rivestimento esterno della tomba era marmoreo e riccamente decorato. I superstiti sette blocchi capovolti sul terreno contengono ancora l'iscrizione (ILS 9390) che fa appunto menzione della sacerdotessa di Giulia Augusta a Volcei, Insteia Polla, che ordina la costruzione del sepolcro per il marito e tutore Uziano, per due volte magistrato di Volcei.

In località Taverne è un altro importante mausoleo. L'epigrafe, inserita nel monumento nel 1934, è il documento più importante attestante la romanizzazione del luogo. Con essa infatti si ricorda la costruzione della strada da Reggio Calabria a Capua, la Consolare Annia. Questo il testo dell'Elogium, tradotto dal Latino: "HO COSTRUITO LA VIA DA REGGIO A CAPUA E VI HO POSTO TUTTI I PONTI, I MILIARI E I TABELLARI. DA QUI A NOCERA SONO MIGLIA 51, FINO A CAPUA 84, FINO A MURANO 74, FINO A COSENZA 123, FINO A VIBO VALENTIA 180, ALLO STRETTO, ALLA STATUA 321, FINO A REGGIO 236. SOMMA: DA CAPUA A REGGIO LE MIGLIA SONO 321. ED IO MEDESIMO DA PRETORE IN SICILIA CONQUISTAI I FUGGITIVI ITALICI E RESTITUII UOMINI 917. E FUI IO CHE PER PRIMO FECI IN MODO CHE DALL'AGRO PUBBLICO I PASTORI SI ALLONTANASSERO A VANTAGGIO DEGLI ARATORI, QUI HO COSTRUITO UN FORO E GLI EDIFICI PUBBLICI".

Note: