Malgrado l'importanza, immediatamente avvertita del ritrovamento, e' soltanto negli anni '60 che J. De La Geniere realizza una prima attenta ricognizione che la spinge ad affermare l'esistenza di un vasto insediamento antico che occupa la collina di Roscigno sin dagli anni finali del VI sec. a.C.
Bisognera' attendere la fine degli anni '80 per l'avvio di un programma sistematico di esplorazione ed indagine scientifica voluto dalla Soprintendenza Archeologica di Salerno che lo porta avanti, ormai da molti anni, in collaborazione con l'Universita' di Napoli, Federico II.
Il Monte Pruno e' occupato dunque da un insediamento che si va lentamente delineando nelle sue forme essenziali articolate in un arco cronologico compreso tra il VII sec. a.C. e la fine del III sec. a.C. Gia' alla fine del VI sec. a.C. il pianoro e le propaggini della collina vengono occupate da nuclei sparsi di abitazioni e sepolture con ricchi corredi che manifestano un rapporto molto stretto con le genti abitanti il Vallo di Diano. Nelle sepolture maschili e' costante la presenza delle armi (elmo, spada, punta di lancia) mentre in quelle femminili la collana d'ambra accanto ad un ricco ''servizio" ceramico.
Nel corso della seconda meta' del IV sec. a.C. la collina viene racchiusa da una poderosa cinta fortificata, individuata sul versante SO e messa in luce per un breve tratto di circa 70m.; la roccia naturale viene opportunamente tagliata ed adattata per le fondazioni; la doppia cortina ha un possente riempimento (emplecton) che determina una larghezza complessiva delle mura di circa 5 m.
Nella valletta di Cuozzi,
in una posizione di controllo delle vallate del Ripiti e del
Fasanella ed a ridosso di un tratturo, la c.d. trazzera
degli stranieri, la cui funzione anche in antico e' ben
documentata, e' stata esplorata una complessa struttura
abitativa con piu' vani disposti intorno ad un cortile
centrale; messa in luce per una superficie di circa 400 mq.,
doveva essere una casa ricca e raffinata con una decorazione
fittile del tetto, un intonaco parietale ed i pavimenti in
tritume di mattoni.
A breve distanza e' stato individuato il nucleo di sepolture
riferibili agli stessi anni d'uso dell'abitazione; sono
tombe a semicamera che, sia attraverso il rituale funerario
che gli oggetti del corredo (per le sepolture maschili il
tipico cinturone di bronzo) denotano chiaramente la presenza,
ormai stabile, dei Lucani nel territorio di Roscigno.
Roscigno, settembre 1996
Giovanna Greco