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Cap. IV - I Sanseverino, la Certosa di Padula e lo Stato Pontificio

Posted by RENATO LEPROUX on Lug 14, 2014

L'inizio

La costruzione della Certosa di San Lorenzo in Padula, che faceva parte della provincia cartusiana ''Sancti Brunonis'', fu voluta e finanziata a partire dai 1306 da Tommaso Sanseverino, conte di Marsico e signore dei Vallo di Diano, sotto la supervisione organizzativa dei Priore della Certosa di Trisulti (Frosinone), Tommaso aveva acquistato, in precedenza, dall'Abbazia di Montevergine un'antica grancia gia dedicata a San Lorenzo, costituendo il nucleo originario su cui realizzare il cenobio.

Diverse furono le ragioni che spinsero il Conte ad una tale realizzazione: accanto alle motivazioni ufficiali di ordine religioso e devozionale, di sicuro ve ne furono altre di prestigio e di convenienza. Certamente determinante fu la comune origine francese dell'ordine monacale e degli Angioini, sicche' i regnanti non poterono non gradire l'appoggio dato a quell'ordine, aristocratico e colto, tant'e' che, dopo qualche tempo, Tommaso Sanseverino fu nominato connestabile del Regno da Carlo II lo Zoppo.

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I certosini, ordine fondato da San Bruno nel XII secolo, erano un ordine dunque di origine francese, quindi gradito al sovrano angioino di cui il Sanseverino era un fedelissimo; dall'altro i monaci certosini si dedicarono, grazie alla loro organizzazione feudale, alla bonifica del Vallo di Diano, che nell'alto medioevo, dopo le bonifiche compiute nel periodo romano, era tornato ad essere una zona malsana e paludosa.

La Certosa di San Lorenzo, conosciuta anche come Certosa di Padula, e' la piu' grande certosa in Italia, Nel 1998 e' stata dichiarata Patrimonio dell'Umanita' dall'UNESCO.

La sua struttura richiama l'immagine della graticola sulla quale s. Lorenzo fu bruciato vivo. La storia dell'edificio copre un periodo di circa 450 anni.

Struttura

La parte principale della Certosa e' in stile Barocco ed occupa una superficie di 51.500 mq. sulla quale sono edificate oltre 320 stanze. Il monastero ha il piu' grande chiostro del mondo (circa 12.000 mq.) ed e' contornato da 84 colonne. Una grande scala a chiocciola, in marmo bianco, porta alla grande biblioteca del convento.

Secondo la regola certosina che predica il lavoro e la contemplazione, nella Certosa esistono posti diversi per la loro attuazione: il tranquillo chiostro, la biblioteca con il pavimento ricoperto da mattonelle in ceramica di Vietri sul Mare, la Cappella decorata con preziosi marmi, la grande cucina dove, la leggenda narra, fu preparata una frittata di 1.000 uova per Carlo V, le grandi cantine con le enormi botti, le lavanderie ed i campi limitrofi dove venivano coltivati i frutti della terra per il sostentamento dei monaci oltre che per la commercializzazione con l'esterno. I monaci producevano vino, olio di oliva, frutta ed ortaggi.

I monaci dovevano rispondere, cosi' come in tutte le certose, all'applicazione rigida della Regola, codificata tra il 1121 e il 1127: la successione degli ambienti rispecchiava l'organizzazione religiosa ed amministrativa del monastero, fondata quindi su una netta distinzione tra ''casa bassa'', dove risiedevano i ''conversi '' certosini con funzioni di amministratori, capomastri e artigiani, punto di contatto tra comunita' monastica e popolazione locale, e ''casa alta'', dove invece si svolgeva, in stretta clausura, la vita dei padri certosini.

La casa bassa comprende gli ambienti di servizio, quali stalle, granai, officine, depositi e laboratori, localizzati nella corte esterna; la spezieria, le abitazioni dei conversi certosini, l'alloggio dei pellegrini; la foresteria nobile con un piccolo chiostro cinquecentesco, su cui prospetta l'accesso alla chiesa di fondazione trecentesca, ad unica navata e ad archi ogivali, divisa in due parti di cui una destinata ai Padri e l'altra ai conversi. Nella chiesa non erano ammessi di norma gli estranei, ne' tanto meno le donne, a cui era riservata, a Padula come nelle altre certose, una seconda chiesa, detta appunto delle Donne, aperta a tutti. Oltre il chiostro del cimitero antico si accede poi alla Cappella del Tesoro, dove si conservavano le reliquie piu' preziose, alla sala del Capitolo, dove venivano prese le principali decisioni relative L'area eremitica della casa alta inizia oltre il chiostro dei Procuratori, ossia degli amministratori delle vaste proprieta' del monastero. Intorno al chiostro grande si trovano le celle dei Padri certosini, la cui articolazione riflette il concetto di ozio attivo prescritto dal fondatore dell'ordine San Bruno: ogni cellula e' infatti composta da un ampio vano - laboratorio, cui si accede e alla vita del monastero, alla Cappella del Fondatore e al refettorio settecentesco.

tramite un'angusta scala a chiocciola dai locali sottostanti, articolati in un ambiente destinato al riposo, da uno destinato alla preghiera e di un corridoio per camminare; ogni cella e' dotata inoltre di un piccolo giardino con loggia coperta. L'organizzazione delle celle abitative rispondeva quindi, piu' che ad esigenze di frustrazione corporale, alla ricerca di isolamento e meditazione. Un lunghissimo muro difensivo circonda completamente la Certosa, non solo le strutture costruite ma anche orti e campi coltivati.

Di estremo interesse il ''parco'' della Certosa, ovvero quell'area che originariamente costituiva l'orto comune del complesso abbaziale: oltre il recinto della clausura, si estendeva il ''desertum'', uno spazio percorribile in una giornata di cammino destinato al passeggio dei monaci, luogo dove non era gradita la presenza di estranei. Tale area costituiva un'area di rispetto che permetteva la solitudine e il silenzio ai monaci che vi si recavano in meditazione. Lo stesso nome attribuitogli di desertum non fa riferimento ad una condizione di abbandono, quanto piuttosto ricorda i quaranta giorni trascorsi da Cristo nel deserto, in isolamento e meditazione.

Della originaria costruzione dell'inizio del Trecento restano oggi l'impianto generale, le volte della chiesa e alcuni elementi architettonici, per lo piu' capitelli e colonne, sparsi o reimpiegati in successivi interventi di recupero. Sicuramente trecentesca e' inoltre la porta della chiesa, che reca infatti scolpita, in caratteri gotici, la data del 1374, probabile anno di completamento della chiesa stessa.

interrotti, dal momento che esisteva sempre qualche parte della certosa da ristrutturare o restaurare. Numerosi sono per esempio gli interventi databili al Quattrocento e al Cinquecento (quali per esempio la costruzione del chiostro della foresteria, del prospetto della chiesa delle Donne, l'impianto della torre degli armigeri, la costruzione della facciata della chiesa, la ristrutturazione del chiostro grande). Durante il Seicento gli interventi riguardarono soprattutto l'arricchimento degli arredi sacri, commissionati a importanti artisti gia' operanti in altre certose.

Una nuova importante fase costruttiva e' quella settecentesca, quando viene costruito l'attuale refettorio e si adornano con lo stucco numerosi ambienti preesistenti; interventi di ristrutturazione interessarono inoltre in quel periodo il chiostro dei procuratori e il chiostro del cimitero antico.

La stagione d'oro della Certosa di Padula termino' con il Decennio francese, ossia con l'arrivo di Napoleone nel Regno di Napoli all'inizio dell'800, quando parte dell'enorme patrimonio d'arte del monastero venne disperso. Con il ritorno dei Borboni i Certosini tornarono a Padula, dove recuperarono alcuni dei loro beni ma mai l'antico splendore.

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Soppressione e decadenza

Nel 1866 il monastero fu soppresso e gia' nel 1882 il complesso venne dichiarato Monumento nazionale e affidato al Ministero della Pubblica Istruzione: negli anni successivi, di volta in volta, la Certosa fu destinata a lazzaretto e in parte ceduta ai privati, poi fu ridotta a carcere, a scuola e a caserma; nel Novecento divenne colonia estiva per gli orfani e durante le due guerre mondiali anche campo di concentramento.

Al progressivo degrado del complesso si e' messa fine solo nel 1982, quando e' stato preso in consegna dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici di Salerno che ha compiuto numerosi interventi di restauro. Oggi all'interno del complesso trovano sede il Museo Archeologico della Lucania occidentale e numerosi laboratori di restauro e sono ospitate continuamente iniziative culturali di diverso genere.

Video Padula parte prima: la certosa di S.Lorenzo